“Perché in Italia serve una nuova legge sulla cittadinanza”
An opinion piece
Photo credit: Marinelli & Partners
Qualche tempo fa ho ricevuto un messaggio su Instagram da un amico, era un video di viceitaly (3/7/2020). Il titolo leggeva: “perché in Italia serve una nuova legge sulla cittadinanza”. Un titolo del tutto innocuo. Ascoltai tutto, durò circa 4 minuti e 5 secondi. La signorina del video Selam Tesfai, comitato per non dimenticare Abba, ha parlato della legge lo ius soli, dal latino “diritto del suolo” secondo il quale una persona che nasce sul suolo di una determinata nazione (in questo caso, l’Italia), diventa automaticamente italiana. Inoltre, Tesfai sosteneva che questa proposta di legge spinse alcuni leader della destra sovranista a presentare migliaia di emendamenti per ostacolarla.
Nessun paese membro dell’Unione Europea prevede in un modo assoluto e diretto lo ius soli. La verità è che alcuni paesi europei come l'Irlanda, la Germania e la Grecia prevedono che se un bambino/a è nato/a nei paesi menzionati, diventano automaticamente cittadini poiché uno dei genitori abbia vissuto regolarmente nel paese dai 3 ai 5 anni. La Francia invece ha un'interpretazione dello ius soli identica a quella italiana, ovvero, chiunque nasce in Italia da genitori stranieri può ottenere la cittadinanza al compimento del 18 anni, se hanno sempre vissuto nel territorio.
Citò anche lo ius sanguinis, “legge del sangue”, questo accade quando la cittadinanza viene trasmessa da genitori italiani, direttamente ai propri figli.
In una clima di sentimentalismo ed emotività, c'è necessità di riportare la verità, dati verificabili e chiarezze sulle leggi vigenti in Italia (ed altri paesi), il che aiuterà le persone a mettersi in discussione ed istruirsi.
Come funziona la cittadinanza italiana?
Ci sono quattro modi o vie per ottenere la cittadinanza italiana. In primo luogo troviamo Io ius Sanguinis ovvero la legge che determine che uno/a è italiano/a se nato/a da almeno un genitore italiano, indipendentemente dal luogo.
Lo ius domicili prevede una residenza nel territorio per un determinato periodo. Quattro anni se il richiedente è un cittadino comunitario (Unione Europea) e 10 anni nel caso fosse extra-comunitario. Invece, sono cinque anni di residenza per rifugiati politici.
In Italia, vige la legge normativa n. 91 del 1992, la quale dichiara che chiunque nasca in Italia da entrambi i genitori stranieri può diventare cittadino italiano al compimento della maggior età. Questo è lo ius Soli.
Ed infine, si può ottenere la cittadinanza per matrimonio, detto ius connubi:
Il coniuge, straniero o apolide, di cittadino italiano può acquistare la cittadinanza italiana quando, dopo il matrimonio, risieda legalmente da almeno due anni nel territorio della Repubblica, oppure dopo tre anni dalla data del matrimonio se residente all’estero.
Perché chiarire?
Mi sono permessa di rispondere a questo video perché anch’io sono un’immigrata e sono da poco diventata una cittadina italiana. ho iniziato la procedura (ius domicili) nel 2019 per poi ottenerla nel 2024.
Ogni Stato ha una costituzione e delle leggi che tutelano non solo i diritti dei cittadini ma anche quelli dei residenti regolari e NON. Uno degli svantaggi principali del non essere cittadino, a mio avviso, è il non poter votare ovvero, usufruire del proprio potere civico. Ci sono altre agevolazioni come, spostarsi in altri Stati europei ed esteri senza aver bisogno del passaporto o del visto.
Nel video, collegandosi al movimento black lives matter, Tesfai sottolinea che “anche negare la cittadinanza a chi nasce in Italia da genitori stranieri, è una forma di razzismo istituzionale.
Due affermazioni o meglio, presupposizioni: "la cittadinanza viene negata" e "in Italia c’è il razzismo istituzionale".
“Un ragazzo nato in Italia da entrambi genitori stranieri deve intraprendere un elaborato iter burocratico per richiedere la cittadinanza, e può farlo solo entro un anno dal raggiungimento della maggiore età” continua Tesfai.
Questo purtroppo è la legge italiana, nessuno può negare ne tantomeno mettere in dubbio quanto sia frustrante la burocrazia italiana, ma la lentezza non significa necessariamente discriminazione.
A nessuno viene negato la cittadinanza in base al colore della propria pelle perché ciò andrebbe contro la costituzione poiché discriminatoria, nemmeno ostacolano i criteri per l’ottenimento. Ad oggi, non esistono leggi che vietano una persona di pelle scura di cercare lavoro, di studiare e tanto meno di richiedere la cittadinanza.
Avere la cittadinanza permette alle persone di esercitare il loro diritto civile di votare, la possibilità di un’integrazione più semplificata, tra altre cose. Essere un cittadino di un paese non elimina il razzismo. L’ottenimento di questo riconoscimento non garantisce una vita serena o senza discriminazione. Il problema del razzismo come altri peccati risiede nel cuore di ogni uomo.
Tutte le scuole in Italia insegnano la teoria dell’evoluzione come un dato di fatto. Questo insegnamento dice che l’uomo è frutto di un’evoluzione accaduto miliardi di anni fa. Un insegnamento che travisa la realtà.
La questione al mio avviso è un altro. Possiamo proporre degli emendamenti alla legge sulla cittadinanza come ad esempio, ridurre gli anni di residenza per poter richiedere la cittadinanza, dimezzare i tempi di attesa e promuovere l’integrazione. Ma attribuire la mancanza di ciò al razzismo è una narrativa scorretta e pericolosa.
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